“Ti scrivo con una pervicacia che mi sorprende. Vorrei ricevere da te parole di altrettanta ostinazione, ma così non sembra. Io posso confidare solo nella mia scarsa abilità nel combinare i sostantivi con gli aggettivi e trovare una via ancora sconosciuta, esortarti a considerare la tua anima e farti vedere la scintilla che diventa sempre più intermittente.
Tu adesso vedi solo la paura. Non voglio pensare a questa possibilità ma devo farlo, sento il disagio del sonno che comincia a scarseggiare e non è un bel segnale.
Confido nel potere terapeutico delle mie parole che spero tu accolga come un filo di sicurezza da legarti in vita. Ho seppellito i ricordi più dolci ma solo in via provvisoria, pronto a riprenderli al tuo risveglio”.