In mezzo era uguale, la diversità sembrava frequentazione. Lo aveva sperimentato, dipendeva dall’ora. Si combinava così per farlo sembrare un mondo diverso, senza collegamenti e senza filo conduttore. Ricordava i colori e gli odori, le lingue, gli sguardi e gli atteggiamenti.
Nonostante la breve durata ripeteva con forza ogni mattina il suo mantra personale e ne faceva un gioco. Entrava negli occhi di qualcuno per vedere da un altro punto di vista con un po’ di coraggio e la voglia di non fermarsi a guardare sempre solo dal solito luogo.
La noia durante le ore tutte uguali era un eccesso che creava un senso di vertigine. Così la capacità di conoscenza risultava compromessa.