La colonna sonora era rinchiusa all’interno della sua fortezza. Una musica costruita con precisione involontaria ma perfetta, fatta di cose, di movimenti, di oggetti comuni trovati tra le mani che lui utilizzava con superba sapienza. Come un direttore d’orchestra la sua idea di abilità tecnica si univa a un’altrettanta finzione di eccellenza relazionale.
Finalmente poteva dare inizio alla propria idea, con mano salda maneggiava la confezione di deodorante e con l’altra muoveva cambiando la posizione degli oggetti sulla scrivania. Un effetto maestoso che tutti avevano imparato a conoscere e che all’inizio era stato male interpretato. La perfezione timbrica dei movimenti senza il bisogno di altre aggiunte.
Là dentro ti sentivi inutile come davanti a Kurz che dall’interno del cuore di tenebra guardava il mondo con profondità perfetta.